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L'insonnia

  • Stefano Terenzi
  • 1 mag 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Si ritiene che l’insonnia sia un problema occasionale per circa il 25% della popolazione e persistente nel 9% dei casi. Un recente studio ha osservato però come il 40% dei canadesi soffrano di disturbi del sonno. Esistono diversi tipi di insonnia, raggruppati all’interno dei disturbi di inizio e mantenimento del sonno, detti anche “dissonnie”. In età evolutiva l’insonnia si definisce per la presenza di 3 o più notti a settimana, per almeno 3 settimane, di uno dei seguenti sintomi: a) 45 minuti di latenza del sonno; b) risvegli notturni con almeno 30 minuti per riaddormentarsi; c) risvegli precoci. Ma l’insonnia deve essere definita in relazione alla particolare necessità di sonno individuale poiché il bisogno di sonno è piuttosto variabile. Un breve dormitore può essere soddisfatto di 5 ore mentre un lungo dormitore può non sentirsi ancora riposato dopo 10 ore si sonno. Spesso è l’espressione di un’alterazione dei processi fisiologici piuttosto che una patologia vera a propria. La sua presenza rispecchia un pattern di interazione fra variabili fisiologiche, genetiche e comportamentali. Le abitudini, spesso familiari, correlate all’addormentamento possono influenzare notevolmente la capacità di prendere e mantenerlo. Difatti è stato osservato come il rischio di soffrire di insonnia aumenti del 67% per chi ha almeno un famigliare che ne soffre. Questo elemento fondamentale della nostra esistenza ha un ruolo importante per la nostra salute: è stato valutato come essa possa comportare un aumento moderato nella probabilità di rischio di attacco di cuore. La possibilità di dormire permette di rigenerare la mente, oltre che il corpo, e non poterlo fare in modo corretto e salutare può comportare difficoltà nella vita di tutti i giorni, diminuendo l’attenzione e la concentrazione. Una ricerca svolta dall’American Insomnia Survey ha svelato come la presenza di questo fenomeno nei lavoratori americani abbia generato un costo di 63.2 bilioni di dollari in un anno, a seguito della diminuzione di produttività. Sembra che i costi sociali del mancato trattamento dell’insonnia siano infatti molto maggiori rispetto a quelli che si dovrebbero impiegare per una sua risoluzione.

In bozza per Gentile concessione dell'autore

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